Filosofia Orientale: Giardini Giapponesi

giardino-zen - www.astrologiadivina.itVolendoci avvicinare alla tecnica e alla filosofia che stanno alla base della creazione dei giardini giapponesi tratteremo quelli che sono gli elementi fondamentali da prendere in considerazione prima della progettazione.
Per quanto riguarda le diverse scuole di pensiero e di filosofie che hanno accompagnato i giardini giapponesi nella storia risulta molto difficile trattare in un solo articolo un universo vasto e multiforme, meglio sarà concentrarsi sugli aspetti tecnici che un profano deve assolutamente conoscere.

Gli elementi base
Pietra, piante, acqua sono i tre elementi che sono quasi sempre presenti nel giardino giapponese. L’equilibrio tra questi elementi è assai delicato e ha diversi scopi.

Uno è quello di provocare nell’osservatore la sensazione che il giardino sia di grandi dimensioni; verranno quindi posizionate le piante piccole sullo sfondo e le grandi nel centro; i corsi d’acqua e i laghetti saranno formati in modo da simulare le forme di un lago che si estende in lontananza; le pietre ricorderanno dei rilievi montuosi.

Un secondo scopo è quello di generare un senso di pace e di armonia generale attraverso alcuni accorgimenti che gli abili giardinieri giapponesi hanno col tempo codificato basandosi sull’osservazione del mondo naturale. Dal punto di vista geometrico sono assolutamente da evitare le simmetrie e in generale i numeri pari, elementi che troppo ricordano tutto ciò che è artificiale. I gruppi di rocce saranno composti sempre da elementi diversi e di numero dispari, alternando elementi “maschili” (alti e spigolosi) ad elementi femminili (bassi e dalle forme morbide). Ad ampi spazi vuoti verranno alternate zone fitte e apparentemente disordinate, a linee geometriche verranno contrapposti elementi dalle forme naturalmente irregolari.

La scelta delle essenze vegetali cade solitamente sulle piante tipiche degli ecosistemi giapponesi: Pino, acero, bamboo, azalea, etc. E’ infatti dall’osservazione di queste piante, ovunque presenti naturalmente in Giappone, che la filosofia ha incontrato e codificato i parametri estetici che individuiamo immediatamente come portatori di pace e armonia.

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In sintesi, chi si appresta a posizionare pietra acqua e piante in un giardino giapponese deve aver ben chiaro che la natura ha la capacità di trasmettere una svariata quantità di sensazioni e forme diverse, spesso in antitesi le une con le altre.

La coesistenza di così tanti elementi in contraddizione è proprio ciò che rende un giardino giapponese una costante ricerca di avvicinamento alla istintiva armonia del mondo naturale. La linea guida, che sta alla base del posizionamento minuzioso di tutti gli elementi è il concetto di sintesi. Sintesi, in un piccolo spazio, delle sensazioni che la natura provoca istintivamente in un osservatore. Non è affatto necessario che tutte le sensazioni vengano ricreate, ma è altresì importante che venga colto con esattezza qual è la relazione tra ogni elemento e il proprio ambiente.

Nella ricerca di tali relazioni gioca un ruolo fondamentale il rapporto tra gli elementi e il vuoto che li circonda, icona ricorrente di tutta l’arte giapponese. Più in generale il giardino giapponese deve essere concepito come un luogo di contemplazione e riflessione sul nostro rapporto con la natura attraverso la constatazione che essa è tanto più bella quanto meno ci viene voglia di intervenire su di essa.

La scelta delle piante
bonsai Come ogni elemento del giardino giapponese, anche le piante hanno un elevato valore sia estetico che simbolico. Una divisione generale può essere compiuta tra piante maschili e piante femminili.
Le prime, slanciate e dalle forme spigolose sono spesso presenti in numero esiguo all’interno del giardino, ma con esemplari di notevole dimensione. Le seconde, tipicamente basse e dalle forme tondeggianti, sono invece più diffuse e presenti in tutte le zone “docili” e “tranquille” del giardino. Un’ulteriore distinguo va fatto tra piante sempreverdi, piante da fiore, e piante a foglia caduca. Nella cultura del giardino giapponese hanno infatti molta rilevanza sia il momento della fioritura che quello della caduta delle foglie.

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Le piante maschili
Vuole la tradizione che all’ingresso di ogni giardino giapponese vi sia una pianta maschile con un ramo particolarmente allungato sotto cui i visitatori sono costretti a passare. Si tratta tipicamente di un Pinus pentaphylla o di un Taxus opportunamente educati nello stile “macrobonsai”, ossia con i tipici palchi regolari. Tale pianta impone al visitatore sia un atto di sottomissione che una forma di protezione.

Altre piante tipicamente maschili verranno posizionate come elementi isolati e carichi di significato, abbinati talvolta a zone rocciose che simulino un rilievo montuoso. Piante che dimostrano di aver faticato per sopravvivere alle forze della natura sono portatrici del concetto di “wabi” e “sabi“, concetti fondamentali nella cultura giapponese che identificano la natura sia come semplicità ed equilibrio che come forza, maestosità e antichità.

Le piante da fiore
Le piante da fiore, tipicamente femminili, hanno il duplice scopo di essere icona alla bellezza della natura in primavera, e simbolo del faticoso percorso svolto dalla pianta nel tempo per giungere ad un obbiettivo così bello ma anche così poco durevole come il fiore.
La pianta che tipicamente si gonfia di splendidi fiori in primavera è l’azalea (satzuki), spesso educata a palla e dalle forme globose e rassicuranti.
Piante come Prunus mume e cigliegio hanno invece portamento esile e prostrato. Hanno poche branche e rami dalle forme contorte e spigolose, segno delle fatiche del tempo. La loro fioritura, particolarmente apprezzata, risulta miracolosa se comparata con l’apparente fragilità della pianta. La fioritura dura poche settimane e riuscire a coglierne la completa evoluzione significa aver compreso a pieno forza e fragilità del mondo naturale.
Piante a foglia caduca
L‘acero è sicuramente la pianta a foglia caduca più amata in giappone.
Il genere comprende centinaia di specie e varietà, ma la più apprezzata è sicuramente Acer Palmatum. Si tratta di una pianta a lenta crescita con la tipica foglia a forma di stella. Come per la foritura primaverile, la caduta delle foglie di acero in autunno è un evento importantissimo e ricco di significato.
Molti appassionati in Giappone decidono addirittura di prendere dei giorni di ferie per stare seduti intere giornate sotto la chioma di queste imponenti piante e apprezzare un evento considerato sacro. Questa pianta, all’interno del giardino giapponese deve trovarsi nei pressi della casa, ma deve avere sotto di se tutto lo spazio necessario a contenere la caduta delle foglie. Uno spazio esclusivo del giardino deve essere dedicato unicamente ad essa. Le foglie non andranno raccolte sino a che l’ultima non sarà caduta dalla pianta.

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Altre piante degne di nota

Sono moltissime le piante amate dai giapponesi e tipicamente utilizzate nel giardino tradizionale, citarle tutte sarebbe davvero eccessivo. Esistono però alcune piante che sono particolarmente “famose” e degne di essere citate: Gingko Biloba, Pino, Ginepro, Bamboo.

Si tratta di piante ovunque presenti naturalmente in giappone, che vengono utilizzate proprio al fine di ricreare quello che per i giapponesi è l’ambiente naturale. Ognuna di esse è stata investita di svariati significati simbolici, ma a me piace pensare che si tratti di piante che col tempo sono talmente entrate a far parte della cultura giapponese da esserne indissolubilmente legate. Con esse vengono creati boschetti, coperture tappezzanti, esemplari bonsai, verde pubblico.

Non sono le sole piante che fanno parte della cultura nipponica ma di certo suscitano in ogni giapponese in giro per il mondo il ricordo di casa.

Fonte: Andrea Zabiello

1 thoughts on “Filosofia Orientale: Giardini Giapponesi

  • Quanto mi piacerebbe avere un giardino curato così, magari anche con qualche cascatella e quache animaletto, sarebbe un incanto…

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