Il Faraone era la suprema autorità della piramide sociale Egizia.
La parola “Faraone” significa “grande casa“, veniva raffigurato con la barba ricurva o fissata al mento da un nastro.
Altri simboli dichiaravano il suo potere, come la corona, bianca quella dell’Alto Egitto, rossa quella del Basso Egitto, doppia quella del Paese unificato.
Attaccata alla cintola del gonnellino aveva una coda di animale, variamente identificata in una coda di cane o di toro.
Il Re impugnava un bastone pastorale ricurvo ed il flagello. Sulla sua testa compariva spesso l’Ureos, il serpente cobra femmina, rappresentazione dell’occhio del dio solare; sulle spalle era appollaiato il falco Horus, il figlio di Iside ed Osiride.
Al sovrano ci si poteva avvicinare solo nell’atto del suddito che si prostra sino a baciare la terra. La sua nascita era preceduta da apparizioni miracolose che ne anticipavano la consacrazione.
La giornata tipo del Faraone era minuziosamente organizzata, da una parte gli impegni ufficiali, dall’altra le occupazioni domestiche.
Quanto si sa dei Faraoni vivi, dei loro pensieri, dei sentimenti é nulla rispetto a quello che si sa di loro da morti, unica eccezione quella del Faraone Akhenaton che pitture di gusto insolitamente realistico ritraggono in scene di vita familiare che ne testimoniano l’attenzione verso le figlie e la moglie
Per proteggere le loro tombe gli Egizi sperimentarono ogni tipo di misura protettiva: pesanti lastre per sbattere le porte, sepolture nascoste, guardiani di vedetta all’interno delle necropoli e, non ultime maledizioni contro i profanatori.
Già dall’Antico Regno si trovano iscrizioni in cui il defunto si appellava al giudizio di Osiride e gli chiedeva di vendicarlo, trasformandosi in uccello da preda pronto a colpire chiunque profanasse la sua tomba e volesse appropriarsi dei suoi averi, o anche solo di entrarvi senza essersi precedentemente purificato o deteriorasse il suo nome inciso sulla sepoltura.
Le maledizioni erano varie ed auguravano aggressioni da parte di animali feroci, malasorte ai colpevoli e alla sua progenia, perdita dei beni, distruzione del nome, oblio del culto funerario e addirittura che le offerte non scaturissero dalla sua voce e che non fosse sepolto sulla montagna.
Per i crimini verso la sua mummia Senmut esige un castigo con l’esclusione dalla cariche pubbliche, con la morte prematura e che il suo corpo non venisse sepolto.
La giornata di un re egizio era regolata nei minimi particolari. Tanto nella vita pubblica quanto in quella privata, essa era organizzata secondo un severo e rigido cerimoniale. Il suo tempo era diviso tra le udienze e i giudizi, la caccia e la guerra, le passeggiate e i divertimenti.
Il risveglio del re era una grande cerimonia. Il faraone si preoccupava del suo aspetto fisico, e si affidava alle mani esperte del barbiere e della manicure. Doveva indossare un grande vestito: il gonnellino shenti, corto e a pieghe, rientrava tra i suoi indumenti più abituali. Il faraone non appariva mai in pubblico con la testa scoperta; anche nell’intimità portava sempre un copricapo. Perciò indossava una parrucca e sopra di essa il nemes con il serpente ureo. Una barba posticcia si univa al copricapo. Il re portava collane, pettorali e bracciali, indossava sandali o camminava scalzo. Di mattina offriva un sacrificio e ascoltava le preghiere del sommo sacerdote. Il re doveva essere al corrente di tutti gli avvenimenti e convocava il consiglio, ma il suo principale dovere era quello di manifestare gratitudine agli dei: restaurava monumenti, costruiva nuovi santuari e statue, faceva erigere obelischi. Sovrintendeva e controllava l’esecuzione dei suoi ordini. Il sovrano era considerato sicuramente un uomo, ma aveva una funzione divina, poiché era il mediatore cosmico, incaricato di mantenere la pace e l’ordine sulla terra e di vegliare su tutte le genti dell’Egitto.