Intossicazioni da Farmaci

Il paracetamolo è comunemente utilizzato sia come farmaco per abbassare la febbre (antipiretico) sia come analgesico.

Un’intossicazione clinicamente rilevante di paracetamolo si verifica in genere solo per assunzione di singole dosi maggiori di 7,5-10 grammi (15-20 delle comuni compresse da 500 mg) o di dosi di 6 grammi al giorno per più giorni. Dosi inferiori possono essere tossiche solo in alcuni soggetti, per esempio negli alcolisti cronici.

 

Le principali manifestazioni cliniche

Sono rappresentate da nausea, vomito, dolori addominali e sudorazione, che compaiono da 1 a 24 ore dopo l’ingestione della dose tossica e durano fino a 7 giorni.

La manifestazione più grave è la necrosi epatica acuta, che si osserva in genere per dosi superiori ai 10 grammi.

Sintomi

La maggior parte dei sovradosaggi non provoca sintomi immediati. Se il sovradosaggio è notevole, i sintomi si manifestano in quattro stadi:

Allo stadio 1 (dopo parecchie ore), il soggetto vomita ma non sembra malato. In questo stadio, molte persone restano asintomatiche.

Allo stadio 2 (dopo 24-72 ore), possono comparire nausea, vomito e dolore addominale. In questo stadio, gli esami del sangue mostrano che il fegato funziona in modo anomalo.

Allo stadio 3 (dopo 3-4 giorni), il vomito peggiora. Gli esami di laboratorio mostrano che il fegato funziona male e compaiono ittero (ingiallimento degli occhi e della pelle) e sanguinamento. Talvolta si manifestano anche insufficienza renale e infiammazione del pancreas (pancreatite).

Allo stadio 4 (dopo 5 giorni), il soggetto può migliorare o avere un’insufficienza epatica, e spesso di altri organi, che può essere letale.

Se la tossicità è dovuta a molte piccole dosi assunte nel tempo, il primo indicatore della presenza del problema può essere la funzione anomala del fegato, talvolta con ittero e/o sanguinamento.

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Tossicità riproduttiva

il paracetamolo non risulta possedere effetti teratogeni. La sua somministrazione in gravidanza è stata associata a rischio ridotto di aborto e di nascite pre-termine (studi clinici di piccole dimensioni). In uno studio che ha valutato l’esposizione pre-natale al paracetamolo, è emerso che le donne esposte al farmaco durante il terzo mese di gravidanza hanno evidenziato un rischio di nascite pre-termine pari a 1,14 (IC 95% 1,03-1,26) e tale rischio è risultato aumentare nelle donne con pre-eclampsia (HR 1,55, IC 95% 1,16-2,07) ma non in quelle senza pre-eclampsia (HR 1,08, IC 95% 0,97-1,20). Fumo e consumo di caffè non hanno modificato l’effetto del paracetamolo. Lo studio non ha rilevato eventuali associazioni fra uso di paracetamolo e rischio di complicanze pre-termine, aborti spontanei, nascita di feti morti, nasso peso alla nascita o difetti della crescita in rapporto all’età gestazionale (Rebordosa et al., 2009).

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